Ricominciare a scrivere qui, dopo tanto tempo, in un tempo che sembra senza tempo, che senso può avere? Simbolicamente è forse facile dire che parlare di inizi ci permette di creare uno spazio per ripensarli, cioè immaginarli come possibili. Come esseri umani siamo segnati dal tempo e dal suo scorrere quotidiano e parte della stranezza di questo periodo sta proprio nella sospensione del tempo, nello sfaldamento della sua relazione usuale con la realtà, lavorativa e sociale, che tipicamente cadenza le nostre vite. Siamo essenzialmente a casa, oggi, così come ieri, così come domani. Ed ecco che ricominciare a parlare di inizi proprio adesso può aiutarci a renderli possibili partendo da noi stessi, da quei gesti che possiamo fare per prepararci a ricominciare. Riflettere su come comincia un libro, chissà, ci può far riflettere sugli ingredienti di un (nuovo) inizio, più in generale. Spero che questo sia un tempo pieno di libri, quelli che si sono impolverati sugli scaffali, in attesa silenziosa di tempo, quelli che avete messo in evidenza, spostati dagli scaffali al tavolino in soggiorno e poi ancora sul comodino in camera da letto, perché volevate che il momento fosse giunto … ma poi il tempo non c’è stato.
E adesso? Mi sono detta che potevo dare il mio piccolo contributo e ricominciare ad esplorare gli inizi per allenarci a pensarli.
Cosìcomincia il prossimo libro che vorrei proporvi:
All’inizio non c’era nulla.
Poi c’era tutto.
No, non è il Vangelo di Giovanni, ma perché questa eco inequivocabile?